RAZIONALISMO IN ITALIA
IN EUROPA: espressione di una società ancora democratica e
desiderosa di venire incontro ai bisogni delle grandi masse proletarie
(Germania esperienza della Repubblica di Weimar).
Ricordare che sarà un’esperienza invisa al Nazismo.
IN ITALIA: si sviluppa durante la dittatura fascista e non è solo tollerato ma,
nell’impulso dato all’architettura e all’urbanistica dal Fascismo, assume un
ruolo.
Anche se, con il
consolidarsi del Regime, andrà affermandosi uno stile classicheggiante, uno
stile detto appunto FASCISTA.*
RAPPRESENTANTI E
OPERE DEL RAZIONALISMO ITALIANO:
G.TERRAGNI (aderente
al PNF; delusione: negazione libertà; minato fisicamente e psicologicamente
dalla guerra; muore forse suicida):
Casa del Fascio o Casa Terragni a Como, 1932-36
- pianta quadrata (geometrismo)
- altezza metà del lato di base
- facce con aperture quadrate in rapporto proporzionale tra
loro
- asimmetria e varietà tra le facciate in base alle funzioni
degli ambienti
- estetica della forma (assenza di decorazioni)
G.PONTI (architetto e designer: ceramiche Richad Ginori e vetri Venini):
Scuola di matematica a Roma, 1934
- generata dall’incastro di tre corpi distinti: I) su tre
piani a pianta quadrata accoglie aule, biblioteca e studi di professori; II) a
ventaglio su tre piani accoglie aule a gradoni; III) a tenaglia di un solo piano
fuori terra che accoglie le aule da disegno e connette gli altri due a formare
una forma a ferro di cavallo
- forme interne ed esterne generate dalla funzione
- finestre a taglio nelle aule a gradoni che ne seguono la
forma
- finestre a nastro nelle aule da disegno
G.MICHELUCCI :
Stazione di S.Maria Novella a Firenze, anni Trenta
-
sviluppo orizzontale rispettoso del tessuto storico
-
forma semplice e squadrata generata dalle funzioni
-
immediata riconoscibilità delle funzioni
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ARTE E FASCISMO
ESISTE UN’ARTE FASCISTA?
-
ARCHITETTURA E
URBANISTICA FASCISTA
Caratteri:
- Classicismo
- Monumentalismo
- Materiali nobili
Esempi:
M.PIACENTINI:
- Palazzo di Giustizia a Milano,
1939-40
- Monumento alla vittoria di
Bolzano, 1926-28
INTERVENTI URBANISTICI
-
E42 a Roma
-
Littoria (oggi Latina), Sabaudia, Guidonia, Aprilia e Torviscosa
-
RIFLESSIONI E
TEORIE
+ A.SOFFICI, Arte fascista, in Periplo dell’arte, 1928:
* “di un’arte fascista si può
benissimo e anzi si deve parlare”
* “l’arte fascista deve dunque essere un’arte di spiriti nazionali, con caratteristiche
particolari italiane”
* “l’arte fascista deve essere animata di religiosità,di austerità
spirituale; e poiché da noi religione significa cattolicismo, l’arte fascista deve
rispecchiare quello che del cattolicismo è essenziale carattere, e cioè
grandiosità, nobiltà morale, bellezza di forme, equilibrio e misura nella
costruzione e nell’espressione plastica”
* “non tradire la tradizione italiana, ma nello stesso tempo tradurre
nelle sue forme lo spirito
del tempo in cui nasce”
* “ritrovamento, attraverso esperienze rivoluzionarie, dei caratteri
propri dell’italianità, quali permangono dall’epoca greco-romana al sec.XIX”
* “l’arte fascista aderisca alla
realtà”
+ M.SIRONI, Manifesto della pittura murale, 1933
“Il Fascismo è stile di vita: è la
vita stessa degli Italiani. Nessuna formula riescirà mai a esprimerlo
compiutamente e tanto meno a contenerlo. Del pari, nessuna formula riescirà mai
a esprimere e tanto meno a contenere ciò che si intende qui per Arte Fascista, cioè a dire un'arte che è
l'espressione plastica dello spirito Fascista. L'Arte Fascista si verrà
delineando a poco a poco, e come risultato della lunga fatica dei migliori.
Quello che fin d'ora si può e si deve fare, è sgombrare il problema che si pone
agli artisti dai molti equivoci che sussistono. Nello Stato Fascista l'arte viene ad avere una funzione
educatrice. Essa deve produrre l'ètica del nostro tempo. Deve dare unità
di stile e grandezza di linee al vivere comune. L'arte così tornerà a essere
quello che fu nei suoi periodi più alti e in seno alle più alte civiltà: un perfetto strumento di governo
spirituale. La concezione individuale dell'“arte per l'arte” è superata.
Deriva di qui una profonda incompatibilità tra i fini che l'Arte Fascista si
propone, e tutte quelle forme d'arte che nascono dall'arbitrio, dalla
singolarizzazione, dall'estetica particolare di un gruppo, di un cenacolo, di
un'accademia. La grande inquietudine che turba tuttora l'arte europea, è il
prodotto di epoche spirituali in decomposizione. La pittura moderna, dopo anni
e anni di esercitazioni tecnicistiche e di minuziose introspezioni dei fenomeni
naturalistici di origine nordica, sente oggi il bisogno di una sintesi spirituale
superiore.
L'Arte Fascista rinnega le ricerche,
gli esperimenti, gli assaggi di cui tanto prolifico è stato il secolo scorso. Rinnega soprattutto i “postumi” di
essi esperimenti, che malauguratamente si sono prolungati fino al nostro tempo.
Benché vari in apparenza e spesso divergenti, questi esperimenti derivano tutti
da quella comune materialistica concezione della vita che fu la caratteristica
del secolo passato, e che fu profondamente odiosa. La pittura murale è pittura sociale per
eccellenza. Essa opera sull'immaginazione popolare più direttamente di
qualunque altra forma di pittura, e più direttamente ispira le arti minori.
L'attuale rifiorire della pittura murale, e soprattutto dell'affresco, facilita
l'impostazione del problema dell'Arte Fascista. Infatti: sia la pratica
destinazione della pittura murale (edifici pubblici, luoghi comunque che hanno
una civica funzione), siano le leggi che la governano, sia il prevalere in essa
dell'elemento stilistico su quello emozionale, sia la sua intima associazione
con l'architettura, vietano all'artista di cedere all'improvvisazione e ai
facili virtuosismi. Lo costringono invece a temprarsi in quella esecuzione decisa e virile,
che la tecnica stessa della pittura murale richiede: lo costringono a maturare
la propria invenzione e a organizzarla compiutamente. Nessuna forma di pittura
nella quale non predomini l'ordinamento e il rigore della composizione, nessuna
forma di pittura “di genere” resistono alla prova delle grandi dimensioni e
della tecnica murale. Dalla
pittura murale sorgerà lo “Stile Fascista”, nel quale la nuova civiltà si potrà
identificare. La
funzione educatrice della pittura è soprattutto una questione di stile. Più che
mediante il soggetto (concezione comunista), è mediante la suggestione dell'ambiente,
mediante lo stile che l'arte riescirà a dare un'impronta nuova all'anima
popolare.
Le
questioni di “soggetto” sono di troppo facile soluzione per essere essenziali.
La sola ortodossia politica del “soggetto” non basta: comodo ripiego dei falsi “contenutisti”.
Per essere consono allo spirito della Rivoluzione, lo stile della Pittura Fascista dovrà essere antico
e a un tempo novissimo: dovrà risolutamente respingere la tendenza tuttora
predominante di un'arte piccinamente abitudinaria, che poggia sopra un preteso
e fondamentalmente falso “buon senso”, e che rispecchia una mentalità né
“moderna” né “tradizionale”; dovrà combattere quegli pseudo “ritorni”, che sono
estetismo dozzinale e un palese oltraggio al vero sentimento di tradizione.
A
ogni singolo artista poi, s'impone un problema di ordine morale.
L'artista
deve rinunciare a quell'egocentrismo che, ormai, non potrebbe che isterilire il
suo spirito, e diventare un
artista “militante”, cioè a dire un artista che serve un'idea morale, e
subordina la propria individualità all'opera collettiva.
Non
si vuole propugnare con ciò un anonimato effettivo, che ripugna al temperamento
italiano, ma un intimo senso di dedizione all'opera collettiva. Noi crediamo
fermamente che l'artista deve ritornare a essere uomo tra gli uomini, come fu
nelle epoche della nostra più alta civiltà.
Non
si vuole propugnare tanto meno un ipotetico accordo sopra un'unica formula
d'arte — il che praticamente risulterebbe impossibile — ma una precisa ed
espressa volontà dell'artista di liberare l'arte sua dagli elementi soggettivi
e arbitrari, e da quella speciosa originalità che è voluta e rinutrita dalla
sola vanità.
Noi
crediamo che l'imposizione volontaria di una disciplina di mestiere, è utile a
temprare i veri e autentici talenti. Le nostre grandi tradizioni di carattere
prevalentemente decorativo, murale e stilistico, favoriscono potentemente la
nascita di uno Stile Fascista. Tuttavia le affinità elettive con le grandi
epoche del nostro passato, non possono essere sentite se non da chi ha una
profonda comprensione del tempo nostro. La spiritualità del primo Rinascimento ci è più vicina
del fasto dei grandi Veneziani. L'arte di Roma pagana e cristiana ci è più
vicina di quella greca. Si è arrivati nuovamente alla pittura murale, in
virtù dei principii estetici che sono maturati nello spirito italiano dalla
guerra in qua. Non a caso ma per divinazione dei tempi, le più audaci ricerche
dei pittori italiani si concentrano già da anni sulla tecnica murale e sui
problemi di stile. La vita è segnata per il proseguimento di questi sforzi,
fino al raggiungimento della necessaria unità.”
__________
(*)
Il “Manifesto” fu pubblicato su La Colonna nel dicembre del 1933 e
firmato anche da Campigli, Carrà e Funi.
-
RICHIAMO ALL’ORDINE
E NOVECENTO
RICHIAMO ALL’ORDINE (RAPPEL A’ L’ORDRE) = tendenza europea che in opposizione alle
Avanguardie storiche e Astrattismo riscopre una pittura realista, classicista,
frutto del mestiere”.
in Italia:
+ VALORI PLASTICI, diretta da Mario
Broglio
+ LA METAFISICA (ripassare)
+ NOVECENTO = Movimento
artistico italiano che si sviluppa nei decenni Venti e Trenta del sec.XX dando
alle arti visive un indirizzo “opposto” alle avanguardie d’inizio secolo e
recuperando i valori della tradizione figurativa in termini di temi (soggetti e
generi), di stile (recupero dell’arte del Tre-Quattrocento, i “primitivi”), di
tecniche artistiche (es.la pittura murale), finalità dell’arte (funzione
educativa e sociale). (Cercare nel capitolo 33)
ESISTE UN’ARTE DI REGIME o DI STATO IN ITALIA e IN GERMANIA?
-
MUSSOLINI, Discorso
alla Galleria Pesaro, 1923 (Mostra di Novecento)
* “Non si può governare ignorando
l’arte e gli artisti; l’arte è una manifestazione
essenziale dello spirito umano”.
* “Dichiaro che è
lungi da me l’idea di incoraggiare qualche cosa che possa assomigliare all’arte
di Stato”.
Differenza con Nazismo e la sua
politica di sostegno di artisti di Regime e di censura.
Nel 1937 a
Monaco i nazisti organizzano un’esibizione di quella che loro chiamavano Entartete Kunst, cioè arte degenerata. Lo scopo della mostra è quello di far sapere ai tedeschi che certe forme
e generi artistici non sono accettati dalla razza superiore, quest'arte è
degenerata in quanto ebraica, bolscevica
o comunque di razza inferiore. Qualsiasi cosa che non rientri nel modo di pensare di Hitler è
considerato "degenerato", perché l’arte deve esaltare lo stile di
vita ariano. Gli autori delle opere proibite, dichiarati malati, sono per la
maggior parte espressionisti, proprio quegli artisti che oggi tutti riconoscono come personalità di spicco: Ernst Barlach, Max Beckmann, Otto
Dix, Vassilij Kandinsky, Paul Klee, Käthe Kollowitz, Max Liebermann, Ernst
Ludwig Kirchner, Emil Nolde, Edward Munch e molti altri senza escludere "il più degenerato degli
artisti", Pablo Picasso.
Inaugurata da Hitler e Göbbels, l'esposizione è accompagnata da un
catalogo illustrato, che in un capitolo introduttivo spiega i fini di siffatta
manifestazione e presenta l'insieme delle opere raggruppandole sotto vari temi,
ad esempio: "Manifestazioni dell'arte razzista giudaica", "Invasione
del bolscevismo in arte", "La donna tedesca messa in ridicolo",
"Oltraggio agli eroi"," I contadini tedeschi visti dagli
ebrei", "La follia eretta a metodo" o
"La natura vista da menti malate".
Le tele esposte sono circondate da slogan che puntano a metterle in
ridicolo, e accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di malati mentali
internati.
Dal
discorso di Adolf Hitler durante il congresso sulla cultura, 1935:
"Sono
certo che pochi anni di governo politico e sociale nazionalsocialista
porteranno ricche innovazioni nel campo della produzione artistica e grandi
miglioramenti nel settore rispetto ai risultati degli ultimi anni del regime
giudaico.
(…) Per
raggiungere tale fine, l’arte
deve proclamare imponenza e bellezza e quindi rappresentare purezza e benessere.
Se questa è tale, allora nessun’offerta è per essa troppo grande. E se essa
tale non è, allora è peccato sprecarvi un solo marco. Perché allora essa non è
un elemento di benessere, e quindi del progetto del futuro, ma un segno di
degenerazione e decadenza. Ciò che si rivela il "culto del primitivo"
non è espressione di un’anima naif, ma di un futuro del tutto corrotto e
malato.
(…) Chiunque ad esempio volesse
giustificare i disegni o le sculture dei nostri dadaisti, cubisti, futuristi o
di quei malati espressionisti, sostenendo lo stile primitivista, non capisce
che il compito dell’arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma
quello di trasmettere benessere e bellezza. Se tale sorta di rovina
artistica pretende di portare all’espressione del "primitivo" nel
sentimento del popolo, allora il nostro popolo è cresciuto oltre la primitività
di tali "barbari".
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